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La responsabilità sociale d'impresa

La RESPONSABILITÀ SOCIALE d'impresa è quella che ogni azienda di qualunque dimensione ha nei confronti del territorio che la ospita e delle persone che ci abitano. Si tratta quindi del rispetto che l'imprenditore deve dimostrare verso il territorio dove ha sede l'impresa e, soprattutto, verso i dipendenti che per lui lavorano, e che gli consentono di ottenere un profitto in modo onesto. Le aziende ben integrate nel territorio, infatti, si differenziano da quelle che dislocano all'estero non appena c'è aria di crisi proprio per la maggiore FIDUCIA che l'imprenditore ripone nei suoi dipendenti e sul suo territorio, fatto di persone e forze dell'ordine, piuttosto che sul mercato.  

Purtroppo questa fiducia non sempre basta a salvare un'impresa dalla crisi. Dal 2009 al 2016, infatti, sono state dichiarate fallite in Italia circa 100.000 imprese, anche a causa del colpevole ritardo dello Stato nell'adempiere ai crediti che molte di queste vantavano nei suoi confronti.

Ma nello stesso periodo, 370 imprese sono state salvate e rilanciate, salvaguardando la continuità aziendale.

La responsabilità sociale non riguarda quindi solo l'imprenditore, ma tutti i soggetti che con lui lavorano e collaborano. Ed è ciò che fa la differenza fra prestare il proprio lavoro e partecipare all'impresa. A tal proposito, scrive Martin Luther King: "Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate. Ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla".

La responsabilità sociale della crisi data anche dalle mafie è tutelata da persone delle forze dell'ordine al pari del capitano dei Carabinieri Ultimo. Tuteliamo queste persone e ridiamo la scorta al capitano Ultimo, significa ridare significato al nostro capitale sociale. #ridiamolascortaalcapitanoultimo

Il nostro studio è specializzato nell'assistenza alla soluzione giudiziale alla crisi d'impresa. Per saperne di più o per richiedere una consulenza gratuita contattaci allo 0733/280166 o mandaci un'email all'indirizzo chiarastellaQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. . 

Pubblicato in News dallo studio

 

In tempo di crisi d'impresa  molti imprenditori commerciali non piccoli, ovvero assoggettabili al fallimento,  hanno vagliato formule di tipo giudiziale di tipo operativo per uscire dalla crisi,  quali il concordato preventivo sia di tipo liquidatorio volto alla chiusura dell'attività sia in continuità d'impresa volto ad operare cambiamenti operativi per ritrovare economicità  continuando l'attività.

 

L’imprenditore commerciale privato di natura non piccola  può tentare di superare il proprio stato di crisi anche
mediante strumenti differenti ed alternativi, alcuni dei quali non richiedono l’intervento del
tribunale o di propri organi – come nel caso del concordato stragiudiziale – e talvolta non necessitano
neppure della preventiva approvazione dei creditori, come nell’ipotesi del piano attestato di
risanamento. Tali soluzioni possono, tuttavia, esporre il debitore ad alcuni significativi rischi, in quanto
tali istituti non beneficiano di specifiche tutele previste, invece, qualora si ricorra all’accordo di
ristrutturazione dei debiti o al concordato preventivo: si pensi, ad esempio, al divieto delle azioni
esecutive e cautelari dei creditori, alla sospensione degli obblighi civilistici di ricapitalizzazione, alla
prededucibilità dei finanziamenti funzionali od esecutivi, oppure alla formulazione di una proposta di
transazione fiscale e contributiva.

Il superamento della crisi presuppone preliminarmente  la valutazione della crisi stessa e l'individuazione delle sue cause, unica formula convincente e conveniente per chiedere aiuto ai propri creditorie traendone tutti vantaggio.

Analizzare in tale chiave in misura storica e prospettica  i propri bilanci aziendali consente di identificare  i fattori critici che possono essere definiti e rimossi definendo così' la stragia di risanamento d'impresa

Chiarastella Parisi Presicce

 

Pubblicato in News dallo studio
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