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Banche, ok del Consiglio dei ministri a decreto per salvataggio di 4 istituti

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge per il salvataggio di CariFerrara, Banca Marche, Popolare dell’Etruria e CariChieti. Il provvedimento, spiega la nota del Cdm, consente di dare continuità all’attività creditizia — e ai rapporti di lavoro — tutelando pienamente i correntisti. Il decreto legge approvato dal consiglio dei ministri per il salvataggio delle 4 banche commissariate, si legge ancora nella nota del Cdm, «non prevede alcuna forma di finanziamento o supporto pubblico alle banche in risoluzione o al Fondo nazionale di risoluzione». Inoltre «i provvedimenti di avvio alla risoluzione non prevedono il ricorso al bail in». Il decreto legge entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione, prevista per domani 23 novembre 2015.

 

L’ok della Commissione europea

In particolare, nella cornice del nuovo quadro normativo in materia di gestione delle crisi bancarie definito dai decreti legislativi n. 180 e 181 del 16 novembre 2015, la Banca d’Italia ha deliberato in data 21 novembre 2015 i provvedimenti di avvio della risoluzione, approvati dal ministro dell’Economia e delle Finanze in data odierna a seguito della positiva decisione della Commissione europea sui programmi di risoluzione previsti nei provvedimenti stessi. Il fondo di risoluzione, spiega Bruxelles in una nota, erogherà 3,6 miliardi di euro alle banche ponte, per capitalizzarle e per coprire la differenza negativa fra gli attivi trasferiti e le passività. L’operazione sarà finanziata dai contributi delle banche al fondo. In particolare, spiega la Banca d’Italia, l’impegno finanziario immediato del Fondo di Risoluzione è, complessivamente per le quattro banche, così suddiviso: circa 1,7 miliardi a copertura delle perdite delle banche originarie (recuperabili forse in piccola parte); circa 1,8 miliardi per ricapitalizzare le banche buone (recuperabili con la vendita delle stesse), circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo necessario a operare. Quindi, in totale, circa 3,6 miliardi. La liquidità necessaria al Fondo di Risoluzione per iniziare immediatamente a operare è stata anticipata da tre grandi banche (Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI Banca), a tassi di mercato e con scadenza massima di 18 mesi.

 

 

 

 

Il decreto

Il decreto legge ha un ambito estremamente circoscritto. Esso è volto unicamente a: 1) costituire tempestivamente le nuove banche (banche-ponte) contemplate dai provvedimenti di avvio della risoluzione delle banche in questione; 2) definire un quadro normativo certo sulle modalità con cui saranno raccolti i contributi da parte del settore bancario al Fondo di risoluzione nazionale successivamente all’integrale avvio del Meccanismo di risoluzione unico; 3) definire le modalità per l’applicazione alle nuove banche della disciplina fiscale in materia di imposte differite attive già in vigore per tutti gli istituti di credito. Il decreto legge non prevede alcuna forma di finanziamento o supporto pubblico alle banche in risoluzione o al Fondo nazionale di risoluzione. Inoltre, in piena conformità con quanto previsto dal d.lgs. 180/2015, i provvedimenti di avvio alla risoluzione non prevedono il ricorso al bail-in.

 

Cosa cambia

Le quattro banche ripulite dai crediti deterioriati che nascono a seguito del piano di salvataggio e risoluzione approvato oggi cambiano denominazione: si chiameranno «Nuova Cariferrara», «Nuova Banca Etruria», «Nuova Banca Marche» e «Nuova Carichieti» le 4 banchesecondo quanto informa la Banca d’Italia. Al contempo nasce una unica bad bank dove confluiscono le sofferenze delle 4 banche che subiranno una massiccia svalutazione da 8,5 a 1,5 miliardi di euro in modo da agevolarne presto la vendita sul mercato. I crediti, in particolare, saranno venduti a specialisti nel recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio. L’obiettivo del piano di salvataggio delle 4 banche, come afferma la Commissione Ue «è vendere le banche ponte» che nascono libere dalle sofferenze «attraverso un processo aperto e non discriminatorio al fine di massimizzare il prezzo di vendita». Le 4 nuove banche “buone” saranno «provvisoriamente gestite, sotto la supervisione dell’Unità di Risoluzione di Bankitalia, da amministratori da questa designati», come spiega la Banca d’Italia. Secondo cui «in tutti e quattro i casi la carica di presidente è rivestita da Roberto Nicastro, ex direttore generale di Unicredit. Gli amministratori hanno l’impegno di vendere la banca in tempi brevi al miglior offerente, «con procedure trasparenti e di mercato, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita». Depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie sono tutelati, mentre le perdite sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le «obbligazioni subordinate»

FONTE: CORRIERE.IT 22/11/2015

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